Storia dei Veicoli Pubblicitari - Veicolo pubblicitario per Durban's
Storia dei Veicoli Pubblicitari – Veicolo pubblicitario per Durban’s il dentifricio del dentista. Photos via: Paolo Fissore, “La pubblicità mette le ruote”, Automobile Club Cuneo, Savigliano 2004.

Storia dei Veicoli Pubblicitari

Storia dei Veicoli Pubblicitari dagli anni 40 fino agli inizi degli anni 60

Veicoli pubblicitari che riportassero sulle fiancate marchi, loghi e slogans di aziende produttrici di merci ce ne sono sempre stati anche prima dell’automobile. Per quanto riguarda i veicoli che abbiano la stessa forma dell’oggetto pubblicizzato invece le cose cambiano, in Italia si hanno i primi esempi verso gli anni quaranta e i primi sessanta su una moda iniziata negli Stati Uniti.

In questi anni la pubblicità appariva solo nei giornali o si ascoltava alla radio. Nel primo caso spesso i messaggi pubblicitari si leggevano molto di rado anche perché all’epoca la gente non leggeva molto e in radio durante gli slogan pubblicitari l’ascoltatore o spegneva l’apparecchio oppure cambiava frequenza. Quindi per quel periodo un qualcosa d’impatto visivo funzionava molto perché i passanti erano “quasi” costretti a guardare.

Questa moda però finì molto presto perché cambiò il modo di vivere sia in Italia che in tutto il mondo e quindi cambiò il modo di fare pubblicità.

Esiste anche un libro che illustra questi curiosi ed estroversi veicoli, scritto da Paolo Fissore, discendente di una delle storiche carrozzerie piemontesi (“La pubblicità mette le ruote”).

Un giornalista per introdurre l’inizio del primo Concorso dell’Autoveicolo Pubblicitario Italiano, svoltosi a Sanremo nell’agosto del 1950, scrisse: “E tra le forme di pubblicità questa è pure la più adatta per un paese dove non si legge molto e dove si chiude la radio quando comincia la sfilata reclamistica, perché per la strada ognuno è obbligato a tenere gli occhi aperti e non può fare a meno di essere colpito da un nome sbalzante da uno sfondo di smaglianti colori o dalla sagoma indovinata di un veicolo che dice anche agli analfabeti di che si tratta”.

I veicoli pubblicitari degli anni cinquanta e sessanta ci ricordano i primi sogni dell’italiano che alla fine era desideri molto modesti: lavarsi i denti con i dentifrici che usavano gli attori americani (chi si ricorda più dell’Odol, marca dentifricia italiana pubblicizzata da un bellissimo veicolo carrozzato da Fissore), comprarsi una macchina per cucire, bersi una Coca Cola o più semplicemente un Chinotto.

A dare corpo a questi desideri veicoli a forma di tubetto di dentifricio (Odol, Binaca, Chlorodont), di libro (Utet), di saponetta o dentifricio (Durban’s), di scatola di lucido da scarpe (Tana), trasformati in tram (Campari Soda), treni (Ferrero), motoscafi (Campari), vascelli (Ricard) e lanciarazzi (Dadi Prest), sormontati da mucche (Carne Simmenthal), matite (Presbitero), bottiglie (Liquore Strega Alberti, Corasoda), lamette da barba (Bolzano), teste di re (Carpano), orsi (Cordial Campari), ring con tanto di pugili in lotta (Carne in scatola Sadital) e un leone vivo e ruggente (Metro Goldwin Meyer), oltre che muniti di altoparlanti, megafoni e scritte.

Incarnano in pieno il ruolo di “veicolo” ossia di mezzo atto a diffondere o a propagare qualcosa ma invece di trasportare persone propagano e diffondono prodotti commerciali. Uno dei primi automezzi pubblicitari fu quello varato dalla Pirelli nel 1949 e destinato a propagandarne i prodotti per l’agricoltura.

Il Premio assoluto di eccellenza fu attribuito alla riproduzione della linea 21 di un tranvai milanese che da Piazza Fontana conduceva a Corso 22 marzo commissionato dalla ditta Campari a Zanaboni.
Nell’auto pubblicitaria dell’Invernizzi appariva la riproduzione gigante della mucca Carolina. La Gavarry di Albissola per propagandare per propagandare i suoi prodotti aveva fatto sistemare prosperose silhouettes di donnine sul padiglione delle sue vetture.

Visto il grande successo l’anno dopo ci fu la seconda edizione del Concorso dell’Autoveicolo Pubblicitario Italiano ma purtroppo non ebbe successo come il primo. Parteciparono poche vetture e quelle che aderirono non portarono veicoli progettati come l’anno precedente ma allestiti per mostrare il proprio “campionario”.

Nello stesso anno si svolse anche un Concorso Internazionale di Veicoli Pubblicitari a Bari vinto dal “Carro di Fuoco” della società Liquogas (realizzato su telaio Lancia Esatau dalla carrozzeria Fratelli Macchi, su disegno degli architetti Franco Campo e Carlo Graffi di Torino). Aveva dei pannelli ribaltabili che lo facevano sembrare un gigantesco insetto alieno. La struttura esterna era tutta in leghe di alluminio, in cristalli securit e in plexiglas e aveva tante luci colorate che di notte non passava di certo inosservato.

In questi anni i giganti del settore erano Fissore e Boneschi; il primo aveva ideato il furgone “Smacchiolina e Lustrino” con le due figure sul tetto insieme ai flaconi di liquidi magici montati nel retro della macchina. Fissore per il Liquore Strega aveva sistemato sul cielo del camioncino una graziosa strega che cavalcava la nota bottiglia. Progettò anche il veicolo pubblicitario della Durban’s, dove sul retro dell’auto vi era un tubetto che spruzzava fuori del dentifricio cascando precisamente sullo spazzolino da denti che sormontava il tettino dell’autoveicolo stesso. In questo periodo il campo del dentifricio veniva utilizzato spesso e infatti la carrozzeria Boneschi faceva direttamente concorrenza alla Fissore proprio realizzando i veicoli propagandistici per Clorodont e Binaca, oltre che per la Campari e molti altri prodotti.

Dal 1952 al 1955 non vi furono più concorsi dei veicoli pubblicitari, l’utlimo fu nel 1956 e si svolse a Riccione ma aveva delle regole molto discutibili e quindi piano piano con l’avvento della televisione il fenomeno dell’auto pubblicitaria svanì e venne sostituito dal carosello televisivo. Nel 1954 gli abbonati alla televisione erano, in Italia, 90.000; nel 1962, tre milioni; nel 1972, undici milioni e quindi si riusciva a raggiungere un maggior numero di visualizzazioni in tutto il territorio italiano; questo fu il principale motivo della scomparsa di questo mezzo pubblicitario. Poi tral’altro l’automobile si avviò a divenire un oggetto comune del nostro vivere quotidiano perdendo quell’aurea di eccezionalità e di sogno che ancora riviveva negli anni cinquanta.

Galleria di alcuni veicoli pubblicitari dell’epoca